Centro Lorenzo Mori Trequanda

 

Nessun bambino nasce cattivo.

Le idee e l’opera educativa di Fabrizio Mori (1925-2010)

Riassunte in 10 principi da Massimo Pomi

 

Il primo principio educativo di Mori è la “nonviolenza”. Per educare è necessario anzitutto eliminare la violenza dalla relazione tra gli umani, “in ogni sua forma, verbale o materiale”.

 

Il secondo principio è “crescere in tutti i sensi”, affermava Mori. “… ciò che sostenevamo con maggior fermezza era l’intenzione di aiutarli a crearsi una propria personalità, ripulita dalle scorie di partenza; aiutarli a crescere in tutti i sensi, renderli il più possibile resistenti alle sollecitazioni negative della società e aiutarli a raggiungere una loro indipendenza”.

 

Il terzo principio è quel “rispetto reciproco” che, come già voleva Goethe, è ben più della mera tolleranza, del lasciar fare, del non interferire: è condizione del sincero incontro dell’altro nella sua verità imprendibile; è stare accanto, per camminare insieme, e di fronte, per guardarsi negli occhi e, come scrive Mori, “confrontarsi alla pari con chi ti sta davanti” .

 

Quarto principio: amare, ed amare con fermezza, “così come intendevano i Romani al tempo di Cicerone”. Tutto a Gugliano doveva essere sostenuto da un continuo  “vigoroso affetto che ogni bambino doveva sentire e sentiva”.

 

Quinto principio: vivere e crescere in una comunità che ti aiuta a sostenerti da solo esige che ciascuno, come può, ma da subito, impari a dare il proprio contributo, anche materiale, alla vita di tutti.  Come accade, rileva Mori, in “una qualsiasi famiglia beneducata” .

 

Sesto principio “Vivere insieme per imparare a stare insieme”: nessuno educa nessuno, diceva Paulo Freire, gli uomini si educano tra di loro condividendo parlando e agendo.

 

Settimo principio: se vuoi educare, impara a comprendere la singolarità. Impara a conoscere i bambini, i giovani, gli esseri umani non per genere e specie, ma ognuno come “un problema a sé, variegato e difficile da capire”. “Ogni bambino è un mondo a sé, con un’infinita varietà di bisogni” e, soprattutto, “di proposte”.

 

l’ottavo principio è l’ambiente: “Nessun miracolo: solo l’atmosfera giusta. Era un insieme di cose che si mescolavano senza che fossero state preordinate; qualcosa che si respirava senza che ce ne rendessimo conto: qualcosa di indefinibile, concreto e impalpabile nello stesso tempo, che sembrava esercitare una forte influenza sulla psiche dei nostri giovani figli.

 

Nono principio: rimanere costantemente, testardamente persino, aperti al ‘di più’ e al ‘meglio’ di ciascuno. Per Mori sono il quotidiano orientamento pedagogico di ogni educatore di Gugliano, perché a nessuno di loro sfugga mai quel che lui stesso un giorno notò, con sorpresa, nel suo Alberto: “a distanza ormai più di venti anni dal suo arrivo, ogni giorno aggiunge una briciola di ‘più e meglio’ al suo comportamento”. Chi rinuncia a sperare nell’inedito dell’uomo, fosse pure una briciola al giorno…, chi non sa farlo più, se è un educatore o se, magari, lavora nella scuola, faccia quanto suggeriva Ernesto Balducci, cambi subito mestiere.

 

Decimo principio: impegno costante e faticoso, intessuto di affanni e di dolori. E per ottenere il più piccolo risultato  occorre mettere in gioco anche la propria vita, mescolata a quelle di chi soffre, attimo per attimo, cercando di capire quanto e cosa si cela sotto uno sguardo, uno scatto d’ira, un rifiuto, un nascosto bisogno di tenerezza”.     

 

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